Il Grande invisibile e le piccole cose

Quando le esperienze ci vengono incontro abbiamo la tendenza a filtrarle secondo memorie e abitudini. Niente di sbagliato nelle memorie, s’intende, ma dovremmo essere “nuovi” quando la novità viene. Accogliere l’esperienza con mente leggera, mettere ordine e trasparenza nelle memorie affinché non si sprechi la grande occasione di svoltare rispetto agli schemi ripetitivi (per quanta sicurezza ci diano, si tratta di una falsa sicurezza). La realtà è grande, ingombrante, entra nella nostra minuscola stanza e la riempie. E in ogni evento significativo della nostra vita - la nascita di un figlio, la perdita di una persona cara, un legame importante, l’amicizia e l’amore - la realtà si mostra generosamente nella sua pienezza, eppure ci capita di essere attirati da piccoli eventi che la precedono, piccole cose dense di grandi emozioni che catturano la nostra attenzione e la assorbono completamente.

Un grande amore potrebbe fare ingresso nella nostra vita come un dono straordinario che si riceve, ma corriamo il rischio di comprometterci con le piccole cose che lo annunciano: desiderio di possesso, ambizione, attaccamento. Un figlio dovrebbe rappresentare la vita che attraversa le generazioni con il suo messaggio evolutivo, ma ciò che precede l’evento - aspettativa, identificazione, paura - incrina la visione e la degrada nell’esperienza dell’incomprensione. E la perdita di una persona cara, piuttosto che causare una ferita insanabile, dovrebbe preparare al prossimo incontro, su un piano temporale dilatato, all’interno di una realtà ulteriore.

Esiste una realtà dietro al mondo materiale, un ordine costitutivo fondamentale in controluce rispetto a cose ed eventi, ed è così che la realtà si mostra divenendo parte della nostra esperienza. Quel livello superiore di realtà richiede applicazione, attenzione, intenzione: solo così possiamo comprendere, assimilare e utilizzare l’energia originaria che ci rende vivi e consente alle esperienze di attraversarci. Mediante questo processo evolutivo compiamo pienamente la nostra missione sul piano materiale e contribuiamo al generale avanzamento della coscienza.

Esiste una realtà dietro al mondo materiale, un ordine costitutivo fondamentale in controluce rispetto a cose ed eventi, ed è così che la realtà si mostra divenendo parte della nostra esperienza. Quel livello superiore di realtà richiede applicazione, attenzione, intenzione

Esiste una realtà dietro alla maschera, e tuttavia - in modo paradossale - troviamo più interessante la maschera, siamo sempre disponibili a indossarne una. La realtà è espressione di un immenso potere, vasto e articolato, che disegna una trama luminosa per connettere tutti gli esseri animati e inanimati. La maschera è minuscola, copre un solo viso, ne distorce i lineamenti, isola e nasconde e tuttavia appare desiderabile sopra ogni altra possibilità. Davvero misteriosa la tendenza a vivere secondo il desiderio: riconosciamo che è un tormento, ma ci appare l’unica scelta sensata!

Esiste una realtà dietro le apparenze, chiama ed è inascoltata, inizialmente ha voce forte, ma diviene un lamento man mano che il peso delle azioni egoistiche, dettate dalla paura, ne sopprime la chiarezza. Occorre abbandonare l’idea di prendere, e votarsi a comprendere, allentando progressivamente la presa, affinché il suono del grande mantra della liberazione copra ogni cacofonia e tutte le cose possano fare ritorno al nido, dopo la grande migrazione.

Esiste una realtà dietro gli occhi, invisibile per via della tendenza all’identificazione con ciò che è davanti agli occhi. È la nostra vicenda autobiografica, la “storia di me”: veniamo nel mondo come una cosa grande - espressione della coscienza universale - tuttavia nascosta da una cosa piccola - il corpo fisico e le sue identificazioni mentali e sensoriali. E per abitudine ci intratteniamo col piccolo, rendendolo davvero piccolo, e tristemente insignificante, benché ci appaia rivestito di gloria sociale. Il nostro compito essenziale sarebbe quello di portare armonia fra grande e piccolo, trasformando il piccolo nello specchio del grande, e ricordando il grande come immagine riflessa entro il piccolo. Ma solo comprendendo la natura di ciò che è piccolo e di ciò che è grande si può espandere la realtà assediata dalle memorie autobiografiche, resa minuscola da attrazioni e repulsioni. Allora dalla comprensione emerge il ricordo, una trasparenza della memoria in cui il grande si mostra. E così si cammina in compagnia del grande, lungo un sentiero di fuoco e luce, verso il ritorno. E così infine il pellegrinaggio si compie.

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Stolto, Mago o Saggio? A te la scelta!

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Il fantasma dell’abitudine e la mente ripetitiva