Risvegliarsi Buddha, tre corpi dopo
Ogni cammino di meditazione porta con sé una grande promessa: un giorno potrai sederti stabilmente al centro del campo energetico individuale e divenire maestro delle tue emozioni, padrone dei tuoi pensieri. Allora comprenderai il significato della tua esistenza e potrai agire efficacemente nel mondo senza seminare dolore. Una via indicata dalla metafisica Indiana per realizzare questa promessa descrive l’essere individuale come stratificazione di diversi livelli energetici. Mi riferisco alla dottrina dei tre corpi (śarīra traya) che declina l’esistenza umana secondo un modello tripartito composto da corpo materiale, corpo sottile e corpo causale.
Il corpo materiale è composto dai cinque elementi grossolani: terra, acqua, fuoco, vento e spazio, è il corpo fatto di cibo (annamayakośa) ed è il veicolo con il quale l’anima incarnata fa esperienza del mondo. Si potrebbe altresì dire che il mondo fa esperienza del corpo fisico individuale, nel senso che all’interno della realtà convenzionale possiamo vedere il nostro corpo e quello altrui e quindi muoverci, stabilire relazioni, comprendere ed evolvere. L’obiettivo è quello di ridurre il karma accumulato in vite precedenti, di non accumularne altro nell’attuale, e di conseguire la liberazione spirituale. Il corpo materiale è lo strumento che utilizziamo più o meno consapevolmente nello stato di veglia in cui a noi sembra di essere desti e presenti. Il meccanismo che regge questa rappresentazione teatrale sul palcoscenico ipnotico del mondo è talmente ben congegnato che solo alcuni arditi monaci tibetani, praticanti dello Yoga del Sogno, lo mettono costantemente in discussione con frasi del tipo: “Devo essermi addormentato”, oppure: “Sicuramente sto sognando”. A parte questi stravaganti ricercatori della verità - e qualche vedantino indiano che ritiene la realtà materiale consistente come la nebbia mattutina - sembra che la maggior parte di noi umani se ne vada in giro per il mondo ritenendolo solido, immutabile e indipendente dalla causalità o dal destino.
La concatenazione di cause ed effetti legata al corpo materiale, per come agisce nello stato di veglia, andrebbe indagata a fondo: si eviterebbero inutili drammi (e infruttuose rinascite) e potremmo procedere verso un rapporto sensato ed efficace con il corpo sottile e con le sue energie. L’identificazione totale con il corpo fisico sfocia nell’utilizzo disordinato del corpo sottile (mediante un groviglio di pensieri, emozioni, abitudini) e nella dimenticanza del corpo causale come possibilità di progresso verso la conoscenza di sé e del mondo: allora si vive solo di sensazioni, di bisogni e attaccamenti, attanagliati dal desiderio insopprimibile di soddisfare ogni impulso, anche se distruttivo o autodistruttivo. Questa attitudine individuale esplosiva innesca una reazione a catena da cui discendono sciagure personali e collettive che infine coinvolgono popoli e nazioni.
“ L’identificazione totale con il corpo fisico sfocia nell’utilizzo disordinato del corpo sottile (mediante un groviglio di pensieri, emozioni, abitudini) e nella dimenticanza del corpo causale come possibilità di progresso verso la conoscenza di sé e del mondo”
Una disidentificazione dal corpo fisico, come rapporto equilibrato con il piano materiale, porta alla scoperta delle dinamiche alla base della vita del corpo sottile che è il corpo formato dalle energie praniche e dalle dinamiche mentali: qui risiedono la mente connessa ai sensi (manas) e il principio intuitivo mentale (buddhi). Si inizia così a ponderare la potenza del pensiero, e come esso crei la forma mediante un suono - ad esempio quello della nostra voce interiore che ripete ossessivamente determinate parole. E si diviene lentamente consapevoli del potere che certi suoni - guidati dal pensiero - mostrano nel modellare la realtà. È il principio del mantra, della formula magica, dell’incantesimo. Si scoprono le connessioni e gli schemi ripetitivi di creazione della realtà alla base di un nefasto meccanismo in grado di auto-alimentarsi: il pensiero genera l’emozione che a sua volta conferma e rafforza il pensiero di partenza. Procedendo oltre si intravedono i blocchi energetici innescati dal complesso delle memorie e si comprende come riscrivere le memorie, come utilizzare le proprie energie in modo consapevole, creativo, persino divertente. Ma il divertimento dura quanto una fase della vita, poi si viene attratti dalla possibilità di proseguire lungo il percorso interiore. Qui si scopre l’enigma del sogno e del sonno ed è mediante il corpo sottile che attraversiamo il sogno, un’esperienza puramente soggettiva che non appartiene alla realtà convenzionale.
Il corpo causale è il più misterioso ed inesplicabile dei tre: più sottile della mente, sfugge alla consapevolezza dell’individuo. Mentre il corpo materiale può essere sperimentato nelle relazioni interpersonali, e mentre il corpo sottile può essere sperimentato individualmente nel sogno, con il corpo causale entriamo in un cono d’ombra difficile da illuminare concettualmente. Questo terzo corpo è associato allo stato di sonno profondo senza sogni. Giunti a questo livello - in cui il corpo materiale e quello sottile sono dormienti - perdiamo il senso del sé e del tempo mentre emerge uno stato di inafferrabile beatitudine (ānanda). Ci troviamo all’interno di quella transizione che Swāmī Veda Bhārati definiva “una forma oscura di samādhi” (il profondo assorbimento meditativo). Qui cessano le dicotomie, qui si annullano le relazioni dualistiche tipiche del mondo fisico e di quello onirico. Una strana solitudine si fa strada, un’inafferrabile assenza che al tempo stesso - in modo vago - sembra indicare una promessa. Il sonno profondo è lo spazio interiore su cui regna il corpo causale: ci si trova a un passo da realizzare la natura di Buddha e tuttavia resta l’oscurità, poiché non v’è nessuno in grado di testimoniare quell’assenza che è la precondizione per il tuffo consapevole nel reame dell’anima individuale. Da qui la necessità del risveglio, affinché l’estasi inconscia (dalla quale ogni volta nasce il grande piacere per un buon sonno rigeneratore) possa essere realizzata pienamente qui e ora, mentre viene ricordata, lodata, narrata e trasmessa. Un risveglio dall’assenza del sonno profondo, dalle spire fantasmagoriche del sogno e - sembra un paradosso - dallo stato di veglia. Allora si potrà finalmente guardare da risvegliati alle cose del mondo, apparentemente solide, pensando: “Questo deve essere di sicuro un sogno”.